Una pianta dai profili netti che si nota già entrando in un ufficio o in un soggiorno: foglie erette, punte affilate, un volume che non pretende ma che si fa vedere. La Sansevieria è spesso scelta per quegli spazi in cui servirsi di verde pratico, poco esigente e visivamente definito. Chi la chiama lingua di suocera lo fa per la forma appuntita delle sue foglie, ma il nome botanico rimane chiaro: Sansevieria, appartenente alla famiglia delle Asparagaceae. Nata nelle aree tropicali dell’Africa e dell’Asia, la pianta è apprezzata sia per l’estetica essenziale sia per la resistenza che mostra in ambienti difficili. Le foglie, carnose e ben erette, variano per dimensioni e colore a seconda della specie: dal verde scuro uniforme a foglie striate di giallo o argento. Questo rende la pianta adatta agli interni contemporanei, dove il design punta su linee pulite e materiali minimali. La manutenzione è semplice: la Sansevieria tollera la scarsa luminosità e sopporta lunghi periodi senza annaffiature, qualità che la rende preferita da chi non ha grande esperienza di giardinaggio. Tra le varietà più diffuse ci sono la Sansevieria trifasciata, con foglie robuste e piuttosto alte, e la Sansevieria cylindrica, dalla silhouette più cilindrica e verticale. Un dettaglio che molti sottovalutano è la capacità di adattamento a diversi vasi e substrati: non serve un terreno pregiato, basta un buon drenaggio. Per chi vive in città, questo è un vantaggio pratico: la pianta richiede pochi interventi e resta decorativa anche senza cure continue. Un aspetto che sfugge a chi cambia spesso casa è che la Sansevieria si trasporta e attecchisce facilmente, senza particolari necessità di acclimatazione.

La funzione purificante e il valore per gli ambienti chiusi
Più che un ornamento, la Sansevieria è spesso scelta per la sua azione sulla qualità dell’aria. Già negli anni ’80 uno studio della NASA ha segnalato che alcune piante da interno assorbono composti organici volatili presenti negli spazi chiusi; tra queste specie figura la Sansevieria. Le sue foglie possono filtrare sostanze come la formaldeide, lo xilene, il toluene e il tricloroetilene, inquinanti che derivano da mobili, vernici e prodotti per la pulizia. Questo rende la pianta utile soprattutto in appartamenti e in uffici dove l’aria tende a ristagnare. Un altro elemento che spiega l’utilità in camera da letto è il tipo di fotosintesi: la Sansevieria utilizza la fotosintesi CAM, che le permette di fissare anidride carbonica anche durante le ore notturne e di rilasciare ossigeno nelle ore di buio. Per questo motivo viene consigliata anche per chi vuole migliorare la qualità dell’ambiente notturno senza ricorrere a macchine o filtri. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è proprio la differenza nella sensazione di aria più “leggera” in stanze con piante robuste come questa. La gestione quotidiana resta contenuta: poche annaffiature, un vaso con buon drenaggio e luce indiretta sono spesso sufficienti. In termini di sostenibilità, la scarsa necessità di risorse idriche e di substrati speciali la rende una scelta pratica per le abitazioni italiane, sia nei grandi centri che nelle aree periferiche. Un aspetto che sfugge a molti è che, oltre al beneficio fisico dell’aria, la presenza di piante come la Sansevieria può avere effetti positivi sul benessere psicofisico delle persone: chi vive in città lo nota ogni stagione, specialmente negli ambienti domestici dove il verde entra in funzione quotidiana.
